sabato 17 dicembre 2011

Il sonno della ragione genera mostri: "Il manipolatore" di Michael Robotham

"C’è un momento in cui tutta la speranza svanisce, tutto l’orgoglio è perduto, tutte le aspettative, tutta la fede, tutti i desideri.
Quel momento è mio. Appartiene a me.
E’allora che sento il suono, il suono di una mente che va in pezzi.
Non è lo schiocco secco di quando un osso si frantuma, una spina dorsale si incrina o un cranio si frattura. E non è dolce e umido come il cedere di un cuore. E’ un suono che ti fa domandare quanto dolore possa sopportare una persona, un suono che infrange i ricordi e lascia che il passato fluisca nel presente; un suono così acuto che solo i mastini dell’Inferno possono udirlo.
Riesci a sentirlo? Qualcuno, rannicchiato su se stesso, sta piangendo piano in una notte senza fine." 
 







Inizia così uno dei triller più affascinanti che ho letto, un viaggio avvincente tra le debolezze e i punti di forza della psiche umana.
Una donna si tiene al parapetto di un ponte, sospesa sul vuoto sotto una pioggia violentissima. Nuda, sulla sua pancia una scritta con il rossetto: “Puttana”. 
E’ in preda alle lacrime, supplicante, mentre ascolta qualcuno al cellulare. Joseph O’Loughlin, noto psicologo, cerca di farla ragionare. 
La donna, però, gli dice: “Lei non capisce”, e si lascia cadere nel vuoto. 
Un suicidio terribile, l’epilogo drammatico di una storia complessa, che per il professor O’Loughlin è però solo l’inizio di un’intricata vicenda. 
Dopo poche ore dall’accaduto, infatti, nel suo studio giunge la figlia della vittima, che sostiene che sua madre non si è affatto suicidata. 
Lo psicologo decide di dare credito alla ragazza e comincia allora a interrogarsi: con chi era al telefono la donna prima di gettarsi dal ponte? Forse qualcuno che la teneva stretta a sé, che l’ha catturata e l’ha costretta a togliersi la vita.

La sintesi rende al meglio lo spirito che pervade questo libro, un continuo intrecciarsi di menti superiori, che mi hanno fatto divorare questo triller in pochi giorni.
Consigliato a chi ha fegato di mettersi in gioco, perché alla fine della lettura ognuno dovrà mettersi a riflettere sul proprio io.

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