giovedì 15 dicembre 2011

Recensione de: "Il libro segreto di Dante"

Lo devo ammettere, per gli appassionati di mistero, storia ed intrighi, questo romanzo, scritto in modo eccellente da Francesco Fioretti, stuzzica la fantasia dei lettori.
Il lettore viene catapultato da subito nel 1321, anno in cui il Sommo Poeta muore in quel di Ravenna, ma la domanda che attanaglia i personaggi, che si intrecceranno in modo indissolubile in tutta la trama del racconto è: Dante è davvero stato ucciso dalla malaria, come tutti credono? Oppure qualcuno aveva dei motivi per desiderare la sua morte e la scomparsa di un segreto insieme a lui? 
Bernad un ex templare alla ricerca del nuovo tempio, la figlia del poeta suor Beatrice, e un medico Giovanni da Lucca, iniziano una appassionante indagine per fare chiarezza su quanto è accaduto.
Teoremi raffinati, intrighi complessi e verità da svelare si celano tra i versi delle tre cantiche, il tutto condito da una cornice di un periodo storico, il trecento, attanagliato da crisi economiche e politiche che farà sentire la sua pressione sui personaggi della vicenda.
Un piccolo consiglio per chi deciderà di immergersi in questa lettura: ABBIATE LA PAZIENZA DI LEGGERE CON ATTENZIONE TUTTI I RIFERIMENTI ALLA DIVINA COMMEDIA, ogni passo citato nel libro, non saltateli solo perché non vedete l'ora di arrivare alla fine, essi ti permettono di capire al meglio dove l'autore vi vuole portare e guidare.
Ma se prima di leggere questo libro vorrete leggere la Divina Commedia, beh avrete tutta la mia ammirazione!!!
Mi permetto di aggiungere sul finale di questo post, alcuni versi, a me cari, della Divina Commedia e con questi vi auguro una buona lettura.




"... Tu dei saper ch'i' fui conte Ugolino,
e questi è l'arcivescovo Ruggieri:
or ti dirò perché i son tal vicino.

Che per l'effetto de' suo' mai pensieri,
fidandomi di lui, io fossi preso
e poscia morto, dir non è mestieri;

però quel che non puoi avere inteso,
cioè come la morte mia fu cruda,
udirai, e saprai s'e' m'ha offeso.

Breve pertugio dentro da la Muda
la qual per me ha 'l titol de la fame,
e che conviene ancor ch'altrui si chiuda,

m'avea mostrato per lo suo forame
più lune già, quand'io feci 'l mal sonno
che del futuro mi squarciò 'l velame. ..."





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